Un'adozione
a distanza, per come la sento io, è come un filo d'oro lanciato da
quello spazio silenzioso del cuore verso un paese lontano, il Congo
questa volta, verso la vita apparentemente distante di un bimbo,
verso i suoi occhi dolci, e la sua anima piena di talento. Sono
convinto che ognuno di noi abbia dentro un talento grande e unico
che, messo nelle condizioni giuste, possa sbocciare e portare
beneficio al mondo intero. Ecco: pensare che con una piccola somma di
denaro (per il nostro mondo) si possa dare luce per un anno sia a
livello scolastico sia a livello sanitario ad un'anima dell' “altro
mondo” non può che
farmi sentire bene, e farmi tornare in mente il
motto che cerco di utilizzare sempre più spesso nelle mie giornate,
in diverse situazioni: Fare del bene, fa bene (a noi e agli
altri!).
La
storia che volevo raccontare qui è un po' speciale. Ha come
protagoniste la sincronicità, la speranza e la bellezza: tutti
ingredienti perfetti non solo nel periodo delle feste.
Qualche
giorno fa stavo tenendo il mio solito laboratorio artistico del
martedì mattina alle signore delle casa di riposo in cui lavoro come
animatore. Non so esattamente perché o spinto da cosa -forse nel
cuore avevo ancora un velo d'emozione per aver rinnovato la sera
prima l'adozione di Gemima- sta di fatto che inizio a raccontare del
progetto di Non Basta un Sorriso alle persone presenti. Il
vice presidente dei volontari della nostra struttura, Remo, si
illumina, ma rimane in silenzio in quel momento.
Poche
ore dopo mi ferma nei corridoi e mi dice: “Stamattina hai
raccontato una cosa bellissima. Era da un po' che con le signore
volevo usare i soldi del nostro mercatino per un'opera di
beneficenza, e le tue parole mi hanno colpito”.
Ecco
la sincronicità: lancia una domanda al cielo, credici, e una
risposta non tarderà ad arrivare.
Da
lì la catena di eventi è stata molto rapida. Ho spiegato la
situazione a Lucia che ha trovato subito un bimbo da adottare. Masala
Jefte ora ha la possibilità di studiare e curarsi per un anno, oltre
che una decina di nonne a distanza: Fernanda (78 anni), Maria (88
anni), Ebe (88 anni), Angela (92 anni), Teresa (82 anni) e anche
Gabriela, Nilde, Luigia, Antonio, Irma. E Carla che purtroppo non c'è
più, ma avrebbe certamente partecipato con un sorriso da orecchio ad
orecchio a questa iniziativa.
L'ultimo
giorno dell'anno ci siamo ritrovati tutti in salone. Abbiamo creato
un piccolo cerchio di carrozzine e abbiamo fatto due chiacchiere. Ho
letto alle signore la scheda di adozione di Jefte, che nel frattempo
era arrivata per posta. “Il suo piatto preferito è il riso, il suo
colore preferito il rosso e sogna di fare il falegname”. Le ospiti
mi seguivano con attenzione e con una sguardo amorevole, come solo
delle vere nonne sanno fare. E infatti quando ho letto: “Le mie
mamme a distanza sono: Le Ospiti del Camelot”, subito mi hanno
ripreso: “Ma noi siamo le sue nonne!”.
Dalla
nostra casa di riposo di Gallarate (Va) sono stati lanciati tanti
fili d'oro: tutti insieme formeranno un reticolo di luce, un tessuto
d'amore con il quale il piccolo Jefte si potrà scaldare. Sperando
che con quel tepore venuto da lontano sappia mettere a frutto il suo
talento unico e speciale: sogniamo che un giorno possa lavorare il
legno, fare piccoli e grandi capolavori, come il suo cuore ora gli
sta già indicando.