domenica 10 novembre 2013

Se la guardi con bellezza

Capita spesso che, mentre stai cercando una cosa, ne trovi un'altra, ancora più bella, ancora più adatta a quel momento, che ti fa rivalutare anche la prima da un altro punto di vista. Così, qualche giorno fa, salgo in magazzino al lavoro per fare spazio, per permettere alle donne delle pulizie di fare il loro e, aprendo uno scatolone di cartone, mi capita in mano questo libro: Parole Sussurrate, una raccolta di aforismi, poesie, frasi di Kahlil Gibran, l'immenso autore del Profeta. I testi sono disposti a mo' di dizionario, in ordine alfabetico, per argomenti. Lo prendo, ne assaporo la fattura, subito dopo la copertina c'è un nome cancellato – doveva essere il proprietario del libro. Apro casualmente le pagine e si delinea un percorso che mi vuole dire qualcosa, che di casuale ha poco. Mi si apre la pagina dal titolo Poesia, quella dal titolo Pellegrinaggio e infine Trasfigurazione. Ci dev'essere un messaggio, inizio a leggere qualche parola di Pellegrinaggio. Gibran scrive:

Ogni seme che l'autunno sparge nella terra
ha un suo modo caratteristico
di liberare la polpa dall'involucro;
poi si creano le foglie,
e poi i fiori, e poi il frutto.
Ma indipendentemente dal modo
in cui tutto ciò avviene,
queste piante devono compiere
un solo pellegrinaggio,
e la loro grande missione è quella di ergersi
dinanzi al volto del sole.




Adoro la semplicità profonda di scrittura di questo poeta, la ricerca dell'essenzialità della parola. Scrivere poesie è un po' come scolpire, il difficile è togliere il superfluo, la forza della parola basta a se stessa. Qui ci sono parole importanti, che possono aprire mondi, e in una semplice metafora, quella del seme che rompe l'involucro, Gibran ci da una visuale sulla vita privilegiata. Mi sembra fondamentale quando l'autore scrive che ogni seme ha un modo caratteristico di rompere il suo involucro. Ci dice: io, noi, voi, siamo semi dotati di un talento unico. Dobbiamo cercare di riconoscerlo, di amarlo, di coltivarlo e infine di metterlo a frutto, di farlo sbocciare. Cosa sai fare? Cosa ami fare? Cosa amavi da bambino, quando eri così vicino alla Fonte che ti ha creato? Indipendentemente da come uno lo fa, ecco il pellegrinaggio glorioso, quello della ricerca del proprio talento, della ricerca di sé. Un pellegrinaggio che ti riporta, come da bimbo, vicino, di fronte al sole, alla bellezza che tutti ci ha creato. Rompi l'involucro della mente, dei pensieri, scopri, riscopri il tuo talento, fai parlare la tua anima. Se prendessimo un ragnetto e gli chiedessimo di costruire un palazzo sarebbe perso, avrebbe smarrito il suo talento. Lo stesso ragno, quando fa la ragnatela, trova una simmetria divina nel costruirla. Torno a poco fa, quando le pagine si sono aperte: Poesia, Pellegrinaggio, Trasfigurazione. Tutto quadra di più ora: che avventura è la vita se la guardi con bellezza.

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